IL SADO, LA CERIMONIA DEL THE'

« Older   Newer »
  Share  
kyoko_watanabe
icon7  view post Posted on 14/7/2004, 14:08




La filosofia che accompagna la cerimonia del thè ha influenzato e trasformato un pò tutti gli aspetti della vita del Giappone, dal arredamento alle abitudini al modo di vestire alla cucina, ha insegnato il modo di rapportarsi con la natura e disporre fiori (ikebana) entrando profondamente nel lessico cpomune.

user posted image

La parola d'ordine è: semplicità
La filosofia che governa la cerimonia del the ha radici profonde nel taoismo e nello zen e risale al Xv secolo quando il monaco Murata Shuko trasformò quello ke era un semplice passatempo sociale del aristocrazia samurai in un occasione estetico-religiosa scandita da regole e canoni precisi ke egli tramandò nel chado cioè la filosofia del thè.
Le regole di questa cerimonia non devono essere interpretate come dogmi rigidi ma come strumenti suggeriti per conseguire valori quali sintonia e rispetto (tra i presenti e gli oggetti), purezza e silenzio (nello spirito e nella stanza), perkè solo con un simile atteggiamento aperto al ascolto di quanto è fuori si può comprendere quanto avviene dentro di noi e cogliere l'intima unità del esistenza che poi è la bellezza del mondo.

Un rito antikissimo quello del cha no yu ancora praticato e tramandato di generazione in generazione.
Seduti uno di fronte al altro sul tatami la tipica stuoia di paglia, il padrone di casa e il suo ospite sono in silenzio, solo di tanto in tanto si scambiano poche parole che scivolano nel silenzio senza interromperlo, nessun imbarazzo e nessuna freddezza solo una quieta consonaza ke si riflette nei gesti misurati e armonici.
Lentamente l'ospite prende tra le mani i particolari strumenti e gli utensili di cui si servirà il padrone di casa, le tazze in ceramica grezza (chawan), la brocca per l'acqua fredda (mizusashi), il mestolo di bambù (suishaku), i cucchiai di legno (chashaku), e ammirandone la pregiata fattura a rtigianale li commenta con poke frasi piane, al termine di ciò inizia la preparazione del thè.
Un cucchiaino di polvere verde di Maccha dal intenso profumo viene versato nella ciotola e montato a schiuma in poca acqua tiepida con un minuscolo frullino in bambù il chasen, quando l'insieme è omogeneo, un fondo di liquido denso nella tazza, il padrone lo porge al ospite o al più importante degli ospiti se sono tanti, il quale si inchina, prende la ciotola con la mano sinistra, le fa fare un quarto di giro e poi la porta alle labbracon l'aiuto della mano destra e assaggia il liquido, poi passa la ciotola al vicino ruotandola leggermente e cosi via.

user posted image user posted image user posted image user posted image user posted image



Edited by haruko_watanabe - 15/7/2004, 00:46
 
Top
kyoko_watanabe
view post Posted on 14/7/2004, 17:49




OGNI MOMENTO HA IL SUO THE'

cinesi e indiani si contendono l'invenzione delloa bevanda oggi popolare in tutto il mondo ma probabilmente la palma spetta ai cinesi visto ke la stessa parola "tè" deriva dal "tou" di un dialetto cinese trasformato in "cha" che tra il IV e V secolo divenne la principale bevanda della vallata dello Yangtse Kiang
Tuttora in Giappone, Russia, India e paesi Arabi è chiamato cha o chai
La leggenda lo fa nascere nel 2737 a.C. quando l'imperatore Chen Nung vedendo cadere in una ciotola di acqua calda alcune foglie da un albero di Camelia Sinensis volle assaggiare l'infuso e lo trovò eccellente. Dovettero però trascorrere molti secoli perkè il thè diventasse la bevanda che conosciamo oggi, per molto tempo le foglie vennero pestate in un mortaio e messe a bollire con riso,ginepro, sale,scorza di arancia,spezie, latte e avolte persono cipolla, un usanza che si conserva in Tibet presso alcune tribù mongole dalla quale pare derivi il thè al limone !

Il thè viene da alcune zone del sud del Giappone, i grandi raccolti invece vengono dal area centro meridionale.

La tradizione vuole che la prima piantina di thè venne portata in Giappone dal monaco Saicho nel 801 ma le piantagioni vere e proprie arrivarono nel XII secolo quando un altro monaco Eisai Zenji della scuola zen, arrivò con nuovi semi e provò a piantarli in tre diverse regioni del arcipelago ottenedo risultati eccellenti nel distretto di Uji vicino Kyoto famoso ancora oggi per essere luogo ove si ottiene il migliore thè del mondo.

La coltivazione del thè è concentrata nella zona centro occidentale, Kyoto, Nara, Mie, Saitiama, Shizuoka che fornisce da sola il 43 % del raccolto complessivo.
Il thè giapponese a differenza di altri è thè di panura, cresce al massimo a 700 di altezza.
Nelel vaste distese smeraldo dolcemente ondulate, gli arbusti sempreverdi di Camelia sono disposti in filari e potati ogni anni che non superino i 150 cm di altezza. Lasciati crescere potrebbero raggiungere i 20 metri ma rendere difficoltose le operazioni di raccolta che iniziano solo quando la pianta ha 3 anni di vita.
Il thè più pregiato si ricava dai germogli e dalla prima foglia, (MACCHA), mentre la terza foglia è usata per miscele di qualità inferiore.
Tutte vengono stese su riapini in modo che perdano l'umidità e appassiscano fino a essere abbastanza morbide per essere arrotolate, durante queste fasi il thè verde prende quel aroma tipico che lo distingue dal thè nero (considerato di seconda scelta e lasciato agli occidentali), mentre il thè nero è fermentato, i thè verdi sono ottenuti bloccando sul nascere il processo di ossidazione.
La differenza è che il thè cinese è trattao a fuoco mentre quello giapponese è trattao a vapore e acquista un aroma più sottile e delicato.
Gli amatori del thè giapponese lo distinguono prima del assaggio, dal profumo lievemente amaro e dal colore più chiaro tendente al verde rispetto a quello cinese.

Le qualità sono molte comunque, destinate a occasioni diverse e palati differenti.
- il più diffuso è il SENCHA che significa "thè comune" il quale a sua volta annovera varietà più o meno pregiate a seconda della durata del esposizione al vapore, meno prolungata l'aroma è più intenso e ha più vitamine, variando le tecniche di lavorazione si può ottenere un SENCHA più astringente lievemente torbido e dal forte sapore di erba oppure più limpido dolce
- o si può ricavare il MECHA dal forte aroma, meglio del caffè se si ha in programma una notte in bianco,
- il migliore in assoluto è il GYOKURO (gocce di giada) ottenuto solo dai germogli di piante protette dai raggi del sole e concimati tre volte di più al normale che raggiunge un sapore più dolce e intenso.
Se un normale Sencha è per l'uso quotidiano, un Gyokuro va riservato a ospiti di riguardo e grandi occasioni.

Il meno pregiato è il BANCHA che però per il gusto semplice accompagan bene il pasto o può fungere da bevanda dissetante.
Il Bancha mischiato al riso da il GENMAICHA dal vago sapore di pop-corn
Diverso da tutti è il MACCHA usato per la cerimonia del thè, che non si prepara per infusione delle foglie ma sciogliendo la polvere verde in acqua calda per mezzo di un frullino di bambu (take)
- può essere di tipo KOICHA o forte se preparato coi germogli di piante di almeno 30 anni di età
- oppure del tipo USUCHA più leggero, se fornito da arbusti giovani

in entrambi i casi il risultato è una bevanda densa e schiumosa dal intenso sapore di erba che porta con sè la freschezza di una campagna incontaminata.
 
Top
kyoko_watanabe
view post Posted on 14/7/2004, 18:36




tradizionalmente per il MACCHA (il thè da cerimonia) si usano contenitori specifici, talvolta anke di grande pregio.

Il tipo più leggero USUCHA andrebbe conservato in un apposita scatola in legno laccato più spesso nera, ke prende il nome di hikiya o meglio natsume dal nome della giuggiola di cui riproduce la forma

Il tipo più forte il KOICHA viene conservato nel chaire, letteralmente "contenitore per il thè" costituito da un piccolo vaso in ceramica o porcellana destinato in origine a preservare l'aroma di condimenti e spezie



CURIOSITA'

si narra che i primi cinesi arrampicatisi sulle montagne in cerca di erbe terapeutiche furono avvelenati da ben 72 specie di piante diverse e si salvarono grazie al thè.
non a caso la bevanda era usata come farmaco e anzi il monaco giapponese Eisai nel 1200 scriveva che è una medicina miracolosa ke ha il potere di prolungare la vita.
i primi europei ke lo conobbero nel 1600 lo usarono per combattere la febbre, mal di testa, dolori articolari,mal di stomaco.
oggi il thè verde più ricco di vitamine e polifenoli di quello nero, è considerato una valida protezione contro il cancro.
non sembra una prova il fatto ke tra i forti consumatori di questo thè la longevità è altissima e le morti per cancro quasi inesistenti !




 
Top
kyoko_watanabe
view post Posted on 19/11/2004, 15:13




Il rito
I principi che regolano la Cerimonia del Tè sono l'armonia tra padrone di casa e ospiti; l'umiltà nel vedere il mondo come è realmente; la purezza di cuore e mente; la tranquillità nel dedicarsi un momento di pace e riflessione. Una tazza di tè per ritrovare la pace con se stessi e con gli altri.
Il Chanoyu completo si divide in tre momenti della durata di circa quattro ore.
La prima parte consiste in un pasto leggero consumato prima del tè, ed è chiamata Kaiseki. Segue un breve intervallo durante il quale gli invitati ritornano in giardino. Per segnare l’inizio della seconda parte l’ospite batte un gong accanto alla sala da tè. Quando è battuto al meglio, il suono del gong dovrebbe evocare “il vento attraverso la foresta”. Questa seconda sessione è chiamata Koicha, ossia tè denso, che è il tè di migliore qualità. Il tè in polvere viene messo nella ciotola, nella quale si versa dell'acqua bollente. Poi l'infuso viene sbattuto con una frusta fino ad assumere la consistenza di una zuppa e il colore della giada liquida. Il Koicha prevede l'uso di un'unica tazza da cui ogni ospite beve solo pochi sorsi. Prima di portare la tazza alle labbra bisogna ammirarla; dopo aver assaggiato il tè si devono fare dei complimenti per il sapore, e poi si beve ancora qualche sorso prima di passare la tazza all'ospite vicino, avendo accuratamente asciugato con un tovagliolo la parte in cui si è bevuto e ruotando leggermente la tazza. Finito il giro è possibile che l'ospite più importante chiede di poter ammirare nuovamente la tazza per apprezzarne la qualità.
Un ospite può scegliere di servire tutte e tre le portate, ma per esigenze di tempo generalmente ci si limita solo all'ultima sessione, l'Usucha, mentre le cerimonia intera viene riservata per le occasioni speciali.
L'Usucha è il tè leggero, pomeridiano, che è più diluito ed è di un livello inferiore di quello usato per il Koicha, molto meno cerimonioso e preparato per ogni invitato. Infatti, ogni ospite beve tutta la tazza di tè, la restituisce all'ospite che dopo averla lavata la riempie nuovamente per un altro invitato.
La cerimonia del tè è molto importante ed è regolata da un elaborato codice di etichetta che regola tutte le fasi, dai giorni di anticipo con cui si estende un invito, al rituale lavaggio delle mani... Il primo a codificare il rito è stato il celebre maestro Sen no Soeki, meglio conosciuto come Rikyū, che nel 1564 lascia le regole sulle pareti dell'anticamera della casa del tè. Eccone alcune:
· "Il segno di inizio viene dato da un colpo di gong, quando gli ospiti entrano nell'anticamera e tutti i partecipanti si riuniscono insieme"
· "Solo nel momento dedicato alla purificazione della mente si può cogliere l'essenza della dottrina"
· "Gli ospiti entrano nella sala quando il padrone di casa fa la sua comparsa ed invita i presenti a farsi innanzi"
· "Gli ospiti fanno il secondo ingresso (nella sala del tè) quando l'acqua posta sul fuoco sibila come il vento tra i pini e si ode un rintocco di campana"
· "La riunione non deve superare le due ore (ovvero quattro delle nostre) ma non è male se questo tempo viene superato con discorsi sul buddismo"
Secondo l'etichetta si inizia con l'invito, che può essere esteso da uomo o donna ad entrambi, senza distinzioni, ma generalmente nel numero di cinque. La risposta all'invito viene fatta in modo appropriato secondo le regole di una buona educazione che impongono di far visita all'ospite il giorno precedente a quello dell'invito per esprimergli in anticipo il proprio ringraziamento.
Gli invitati hanno delle chiare responsabilità. Devono infatti convenire nel giardino del tè quindici minuti prima dell'ora fissata, in modo da poter ammirare il giardino e meditare, nello sforzo di liberarsi dalle preoccupazioni del mondo esterno prima di entrare nella sala del tè. Se non è stato designato l'invitato d'onore, saranno gli invitati stessi a decidere sul momento chi dovrà essere l'invitato numero uno e così via. L'invitato d'onore è il personaggio più autorevole e occupa il posto più vicino all'ospite nella sala. Gli altri invitati seguono in un ordine predeterminato. Questa è comunque un'occasione nella quale l'età o il rango sociale non svolgono un ruolo determinante. Infatti nel tempio del tè c’è uguaglianza.
In aggiunta a quelle che indossano al loro arrivo, gli invitati portano un altro paio di tabi (calze bianche con una tasca separata per l'alluce) da indossare nella sala del tè, e una fusaka (quadrato di stoffa di seta), usata come cuscino quando manipolano e ammirano gli utensili per il tè. Inoltre portano un piccolo ventaglio pieghevole e un blocco di kaishi (carta bianca di piccole dimensioni) in una borsa.
Bisogna ricordare che gli invitati lasciano qualsiasi cosa che può distrarre la mente all'esterno della sala. In passato, quindi, se l'ospite era un samurai lasciava la spada all'esterno. Al giorno d'oggi non bisogna indossare anelli ed orologi, poiché i primi potrebbero graffiare il vasellame, e i secondi schiavizzano la mente.
Gli ospiti entrano così nella stanza nell'ordine stabilito, facendo un profondo inchino poiché la porta di entrata è molto piccola. Questo perché ha lo scopo di infondere umiltà agli invitati, importanti o modesti che siano. Entrati in silenzio rendono omaggio al dipinto o alla composizione floreale collocati nel tokonoma. Dopo ognuno di loro mescola il braciere, si inchina nuovamente, ammira il bruciatore dell'incenso, la brocca di ceramica accanto al bollitore per l'acqua in ferro e ascolta il suono delle bolle che gorgogliano. Dopo aver ammirato tutto il corredo della sala, gli invitati siedono in attesa dell'ospite. Quando fa la sua apparizione si inchina ai suoi invitati ed essi rispondono allo stesso modo. L'ospite allora ritorna nella dispensa e porta nella sala gli utensili per il rito uno ad uno. L'ordine in cui ogni pezzo viene trasportato, la mano che lo tiene, la maniera in cui viene tenuto, sono gesti minuziosamente regolati. Anche l'andatura dei passi dell'ospite. In genere gli oggetti usati per la cerimonia sono:
· Chasen: un piccolo frullino di bambù
· Chawan: tazza di fattura pregiata per bere il tè, solitamente raku
· Matcha: tè verde in polvere
· Hishaku: mestolo in bambù con il quale si prende l'acqua per il tè
Nonostante ogni oggetto sia stato meticolosamente pulito, l'ospite usa la sua fusaka per ripulire ogni utensile prima dell'uso.
Per preparare l'Usucha egli adopera due cucchiaini e mezzo di tè in polvere e un terzo di mestolo d'acqua bollente. I due terzi rimanenti vengono rimessi nel bollitore in un modo studiato, tale da produrre un piacevole gorgoglio nel momento in cui l'acqua del mestolo raggiunge il bollitore. La bevanda viene preparata battendo l'acqua bollente e il tè in una ciotola con un frullino di bambù. Il tè viene servito all'invitato principale. L'ospite si inchina nel porgerlo; l'invitato si inchina per riceverlo. La ciotola viene presentata dal suo lato migliore, e l'invitato usando entrambe le mani la gira con cura facendo tre movimenti precisi, in modo da non bere dalla parte migliore della ciotola. Beve tre sorsi di tè, quindi pulisce l'orlo della ciotola con le sue dita e si asciuga le dita con la piccola carta bianca che ha portato con sé.
Mentre l'ospite prepara il tè gli invitati prendono un pasticcino, una gelatina chiamata yokan, fatto di pasta di soia, zucchero e agar, insaporito con vari ingredienti: castagne, albicocche, tè. Il vassoio viene sistemato davanti all'invitato d'onore. Prima di servirsi, questi si inchina all'invitato al suo fianco come per scusarsi del fatto che si sta servendo per primo.
Dopo aver bevuto il tè l'invitato la restituisce all'ospite inchinandosi per ringraziare. L'ospite ricambia l'inchino e lava la ciotola in acqua calda, vuota l'acqua in una giara adibita a questo scopo, asciuga la ciotola e prepara il tè per l'invitato successivo.
Per correttezza, dagli invitati ci si aspetta che ammirino gli arredi e che chiedano all'ospite il privilegio di esaminare il contenitore per il tè, il cucchiaino da tè, la ciotola e di ammirare ogni pezzo.
Durante il Chanoyu la conversazione è molto limitata, poiché le parole sono un'intrusione nella tranquillità All'ospite vengono poste domande circa gli utensili e l'eventuale rotolo di pergamena.
Dopo che tutti hanno bevuto il tè l'ospite lava, asciuga e risistema tutti gli utensili e li trasporta nella dispensa nell'ordine inverso in cui li aveva portati. Nell'ultimo viaggio viene fatto un nuovo scambio di inchini. Il Chanoyu è terminato.
 
Top
3 replies since 14/7/2004, 14:08   477 views
  Share